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Este registro ha sido editado en el marco del proyecto de I+D del Ministerio de Ciencia e Innovación “El corpus de la narrativa oral en la cuenca occidental del Mediterráneo: estudio comparativo y edición digital (CONOCOM)” (referencia: PID2021-122438NB-I00), financiado por la Agencia Estatal de Investigación (AEI) y el Fondo Europeo de Desarrollo Regional (FEDER).
Transcripción
Transcripción
C'era le fate, prima giravano le fate, a andà a cercà la limosina, alle case, passàano anche da noi, eh, passàan da una casa, ci aveano una bambina aveano, e s'innamorarono di questa bambina, e allora gli dissano a questa, alla su' mamma:
—Ci avet'a dà questa bambina, ci avet'a dà questa bambina, pe otto giorni la si vole, è tanto carina—.
Eh, e gliela diede. Gliela diede, la portonno a casa, questa bambina era piccina, e gli comandonno tutto di fare:
—Noi —dice— si va via, 'nfino a mezzogiorno un si ritorna, e dev'èsse fatto tutto da mangiare, e pulire, tutto, rifà le camere, e ogni cosa—.
'Ta bambina 'minciò a piange, piange piange. 'Ntanto doppo un poìno, arrìa arriva un omino, dice:
—O che hai, mimma?
—Eh, m'hanno detto le fate facessi tutte queste cose io —dice— io un ne so fare.
—E te un te la pigliare, tra poìno vengo io —gli disse— tra poìno vengo io, tu vedrai si fanno tutte—.
Allora piglia, dopo un pochetto, viene chesto[1], dice:
—Che t'hanno detto di fare?
—Eh, m'hanno detto di fare tutte cheste faccende, fà 'da mangiare, pulire, e io un ne so fare.
—Eh, tu vedrai —dice— e le fo io—.
Hm, e lui, viene lui, e gli venne ogni cosa fatto, e lui va via. Allora:
—Domani —dice— alla solit'ora io ritorno.
—Sì—.
Allora arriva loro [le fate], picchia:
—Chi è?
—Siamo noi, apri—.
Eh, e aprinno [entrarono] e lì c'era ogni cosa fatto, eh. La mattina dopo, per tre mattine, 'mattina dopo ritornonno via, e la solita, alla tal'ora, quest'omo ritorna. Eh, e gli rifà la solita, è bell'e tutto pronto; torna loro:
—Ha' fatto? —dice.
—Sisì—.
Passano, guardano, e fatto ogni cosa! Eh, la mattina dopo e fa uguale, e fa le solite faccende, viene questo e gli fa, eh, poi la mattina dopo, [le fate] dice:
—Senti —dice— ma guarda —dice— questa bambina —le dissan fra sé— la fa ogni cosa, ma come si fa. Si volea mangiare, ma un si pole. Sa' che si fa, la si manda dalla fata Morgana —dice— la fata Morgana —dice— lei la mangia —dice eh— a pigliagni una scatolina de' Be' Giullare.
—Hm, hm—.
E tanto fece. Ora, questa bambina, gli dissano:
—Senti —dice— tu va' dalla fata Morgana, e ti fa' dare, tu gli ha' a dì "mi ci hanno mandato le fate, a pigliare la scatolina d'i' Be' Giullare —dice— perché s'ha bisogno" —dice, eh, [...] dice— noi si va via —dice— poi alla tal'ora noi si ritorna—.
E difatti ricapitò quest'omino, [la bambina] gli disse: “Quest'e questo...” e [lui] gli disse:
—Senti[2], te tu troverai du' porte —dice— che si battan l'una coll'attra —dice— dall'alido, te le unterai e ti fanno passare, poi tu vai là da lei, c'è una fila di scale, a mezze scale —dice— c'è una scatolina te la pigli e via. Tu la boci, ma te poi pigli la scatolina e via, perché lei —dice— è a rotassi 'denti —dice— pe mangiatti, se ti chiappa...—.
Eh, allora questo qui dice... e, questa bambina, poi viene questo, glielo racconta, gli fa i' racconto, allora gli dice così:
—Te tu fai questo qui, questo qui... allora —dice— lei poi quando la passa la chiudano, a queste porte lei rimane lì, allora te tu po' fà i' tu comodo, tu ritorni a casa...—.
Eh, e tanto fece. Va là, queste du' porte si batteano l'un' co l'attra, e ora lei piglia, questo qui l'avea dato una scatolina co un poìno d'unto, e l'untò, e la fecian passare.
—Va' vai, poi, quande... [...]—dice— all'in qua —gli disseno queste porte, dice— tu passerai —dice— ma lei —dice— quande sarà qui —dice— lei un si fa passare —gli dissano gli dissano a questa qui, queste porte, e tanto... fanno.
E la chiama, e [la Fata Morgana] dice:
—Chi è?
—So' Prezzemolina, so' venuta a piglià la scatolina d'i' Be' Giullare —dice, e la chiama—.
—Aspettami eh nini, te la dò, aspetta—.
Lei la vede questa scatolina su pe le scale, prende 'esta scatolina e via, e lei dietro:
—Porticine, chiappatimi codesta bambina, chiappatimi codesta bambina!
—Va' vai —gli dissano— piccinina mia, tu ci ha' dato l'unto, tu ci ha' dato l'unto, che siamo potut'aprire e chiude, quando passa lei —dice— riposati —dice— costà, quando passa lei e ci si rinchiude—.
Eh, e tanto fece. Arìa a passà lei, loro, lei la passa, e lei la rimasse lì. Ora, questa bambina, pe la strada, e la vorse... la sturò questa scatolina, la sturò questa scatolina e gli volò via, tutti... dice... parean farfalle, tutti animalini, tutti pe la tera! questa bambina, cheddì, ora come fa, dice:
—Che gli porto, la scatola vò... —la cominciò a piange, capito— come fo, ora come fo, come fo!—.
Allora intanto ricapita quest'omino, e gli diss'i' fatto, gli raccontò di questa scatolina, dice:
—Ho aperto questa scatolina, e m'è andato via ogni cosa—.
Eh: —Aspetta 'spetta —dice— e si rimettano noi—.
Hm, e difatti, battettano la mazzettina fatata 'n tera e gli venze tutte su, l'aprì la scatolina, la messe lì, e ritornonno tutt'a posto, ritornonno. E prese questa scatolina e via. Hm, e va a casa. Eh, va a casa, arriva loro [le fate], feciano:
—Se' stata?
—Sisì, l'ho bell'e pòrta[3].
—Oh —sicché loro le rimassano male— Madonna —dice— ha' visto, come... che si studia, come si studia, come si studia! Ora sa' che si fa —dice— si va via —dice— gli si fa mette un paiolo d'acqua ai' foco, quando la bolle, poi quande si torna...—.
Hm, e gli dissano:
—Allora, noi, senti, noi si ritorna via, te fa' bollì quest'acqua, fa' bollì, quande si torna —dice— e s'ha di bisogno—.
Hm, cheddì, 'sta bambina di già un pòo si dubitava[4], eh, e [al sentirsi dire di] fà questo qui, ora questa bambina ricominciò a piange. E alla solit'ora ritorna questo qui, e gli disse:
—Sì, m'hanno detto le fate —dice— di... facessi bollì quest'acqua —dice— quande l'arrian a casa e n'hanno bisogno —dice— Eh —dice— tu vedrai me le mi ci buttan di certo—.
Hm, dice lui:
—Eh —dice— lascia fare, sa' icché si fa, quande loro le vengano 'n casa e ti chiamano lì alla caldaia, e tu pigli... e ti chiaman lì... e io mi sto nascosto —dice— se ne chiappa una per uno e ci si buttan dentro loro—.
Eh, e tanto feciano. Arrìan a casa, arriano, eh:
—E' pronta quest'acqua?
—Sisì.
—O vieni qua —gli dissano no— e è pe...guardà se bolle l'acqua eh—.
E allora e vanno lì vicino alla cardaia, scappa quest'omo, te le chiappa e te le 'nfila dentro. E costì, e ci rimassan loro. E lei rimasse fòri. E si presano con questo... citto, e restò co lui.
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Versión en italiano estándar
C'erano le fate, prima passavano le fate, a cercare l'elemosina, di casa in casa, passavano anche da noi. Passavano da una casa dove c'era una bambina. E s'innamorarono di questa bambina. Allora dissero as sua madre:
—Ci dovete dare questa bambina, ci dovete dare questa bambina, la teniamo otto giorno, è tanto carina—.
E la mamma gliela dette. Questa bambina era piccina, le fate la portarono a casa e le ordinarono:
—Noi usciamo, fino a mezzogiorno non torneremo. E per allora devi aver preparato da mangiare, pulito, riassettare le camere, e ogni cosa—.
Questa bambina cominciò a piangere, piangi piangi. Dopo un po' arriva un omino, che si chiamava Memè, dice:
—Che hai bambina?
—Eh, mi hanno detto, le fate, di fare tutte queste cose, e io non le so fare.
—Non te la prendere, tra un po' vengo io e vedrai faremo tutto—.
Dopo un po' ritorna questo, e dice:
—Cosa ti hanno detto di fare?
—Mi hanno detto di fare tutte queste faccende, far da mangiare, pulire, e io non lo so fare.
—Vedrai, le faccio io per te—.
E a lui tutte le faccende diventarono già fatte, e se ne andò:
—Domani, alla stessa ora, ritorno.
—Sì—.
Rientrano le fate, bussano:
—Chi è?
—Siamo noi, apri—.
E entrarono: tutto era stato fatto. Le fate uscirono la mattina dopo, e via per tre mattine di seguito, e ogni volta succedeva la stessa cosa: alla stessa ora torna Memè. Rifà come prima, e lascia tutto già pronto. Le fate rientrano:
—Hai fatto tutto?
—Sì, sì—.
Passano, guardano: ed ogni cosa è stata fatta. La mattina dopo, le ordinano di fare le stese faccende, torna Memé e gliele fa. E il giorno dopo ancora:
—Senti —dice una all'altra— ma guarda questa bambina: fa ogni cosa. Noi la volevamo mangiare, nel caso non ci fosse riuscita, ma così non possiamo farlo. Sai che facciamo: la mandiamo dalla Fata morgana, a prendere la scatolina del Bel Giullare, vedrai che la fata Morgana la mangerà—.
—Hm hm—.
E così fecero. Dissero a questa bambina:
—Senti, vai dalla fata Morgana, e fatti dare... dille così: "Mi mandano le fate a prendere la scatolina del Bel Giullare, perché nehanno bisogno". Noi usciamo, e torneremo alla tale ora—.
Uscite loro, ritornò l'omino, e la bambina gli raccontò tutto. E lui le disse:
—Senti, troverai due porte, che sbattono l'una con l'altra dalla ruggine, tu le ungerai e ti faranno passare. Poi vai dalla fata Morgana, c'è una rampa di scale, a metà c'è la scatolina, tu la prenderai e via. Chiamala, la fata, ma poi prendi la scatola e via, perché lei andrà ad arrotarsi i denti per mangiarti, se riesce a prenderti...—.
E Memé le spiega per bene cosa deve fare:
—Tu fai tutto questo per bene, quando poi la fata Morgana arriverà alle due porte, queste sichiuderanno e lei resterà lì. Tu allora potrai tornare a casa tranquillamente—.
E così fece. Prezzemolina va là, c'era queste due porte che sbattevano l'una con l'altra. Memè le aveva dato una scatolina con un po' d'unto, le unse e la fecero passare.
—Vai, vai, poi quando tornerai in qua ti lasceremo ripassare, ma lei non la faremo passare —le dissero queste porte.
E Prezzemolina chiama la Fata Morgana.
—Chi è?
—Sono Prezzemolina, son venuta a prendere la scatolina del Bel Giullare
—Aspettami, te la dò, aspettami—.
Ma lei vede lascatolina, a metà scale, la prende e via, e la fata Morgana le va dietro:
—Porticine, prendetemi codesta bambina, prendetemi codesta bambina!
—Vai, vai —le dissero le porte— piccinina mia, tu ci hai dato l'unto, che ci siamo potute aprire e chiudere. Quando passa lei, riposati pure: la rinchiuderemo—.
E così fecero. Arrivate lì, lei passò e la fata restò al di là. E questa bambina, per la strada di casa, aprì questa scatolina, e ne volarono via tanti animalini, parevano farfalle, tutti in terra. Questa bambina, come avrebbe fatto!
—Come faccio a portare a casa la scatola vuota? Come faccio, ora come faccio—.
Allora riecco l'omino, lei gli raccontò il fatto e gli disse della scatolina:
—L'ho aperta e mi è sfuggito ogni cosa.
—Aspetta, ora ce li rimettiamo noi—.
Aprirono la scatolina, batterono la mazzettina fatata in terra e tutti quegli animalini tornarono al loro posto. E via, a casa. Una volta a casa, arrivarono le fate.
—Ci sei andata?
—Sì, sì, l'hogià portata.
—Oh! —ci rimasero male— Madonna, hai visto! Come possiamo fare, come possiamo fare. Sai che facciao: usciamo, le facciamo mettere un paiolo di acqua sul fuoco, che cominci a bollire, quando rientriamo...—.
E dissero a Prezzemolina: —Allora noi torniamo fuori. Tu fai bollire quest'acqua, ne abbiamo bisogno quando rientriamo—.
Questa bambina sospettava già qualcosa, e al sentirsi ordinare di far questo, cominciò a piangere. Alla solita ora di sempre ritorna Memè, e lei gli disse:
—Sì, le fate mi hanno detto di far bollire l'acqua, che ne hanno bisogno quando rientreranno in casa. Vedrai, che vorranno buttarci me, certamente—.
Dice lui: —Lasciale fare, sai cosa facciamo: io mi nascondo, quando loro entrano in casa, e ti chiamano vicino alla caldaia, ne prendiamo una per ciascuno, e ci buttiamo loro, nell'acqua—.
E così fecero. Arrivano le fate:
—E' pronta quest'acqua?
—Sì, sì.
—O vieni qua, vieni a guardare se l'acqua bolle—.
Si avvicinano alla caldaia, esce quest'uomo e le getta dentro. Nell'acqua ci finirono le fate, e lei rimase salva. Poi si sposarono, lei e questo giovane, e rimase insieme a lui.
[1] Questo.
[2]"Senti, troverai due porte, che sbattono l'una con l'altra dalla ruggine, tu le ungerai e ti faranno passare. Poi vai dalla fata Morgana, c'è una rampa di scale, a metà c'è la scatolina, tu la prenderai e via. Chiama la fata, ma poi non aspettarla, prendi la scatola e via, perché lei andrà ad arrotarsi i denti per mangiarti, se riesce a prenderti..."
E Memé le spiega per bene cosa deve fare: "Tu fai tutto questo per bene, quando poi la fata Morgana arriverà alle due porte, queste sichiuderanno e lei resterà lì. Tu allora potrai tornare a casa tranquillamente". E così fece. Prezzemolina va là, c'era queste due porte che sbattevano l'una con l'altra. Memè le aveva dato una scatolina con un po' d'unto, le unse e la fecero passare. "Vai vai, poi quando tornerai in qua ti lasceremo ripassare, ma lei non la faremo passare" le dissero queste porte.
E Prezzemolina chiama la Fata Morgana. "Chi è?", "Sono Prezzemolina, son venuta a prendere la scatolina del Bel Giullare", "Aspettami, te la dò, aspettami". Ma lei vede lascatolina, a metà scale, la prende e via, e la fata Morgana le va dietro: "Porticine, prendetemi codesta bambina, prendetemi codesta bambina!", "Vai vai -le dissero le porte- piccinina mia, tu ci hai dato l'unto, che ci siamo potute aprire e chiudere. Quando passa lei, riposati pure: la rinchiuderemo". E così fecero. Arrivate lì, lei passò e la fata restò al di là.
[3] Portata.
[4] Si era insospettita.