Picciolino [ATU 327C]

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Este registro ha sido editado en el marco del proyecto de I+D del Ministerio de Ciencia e Innovación “El corpus de la narrativa oral en la cuenca occidental del Mediterráneo: estudio comparativo y edición digital (CONOCOM)” (referencia: PID2021-122438NB-I00), financiado por la Agencia Estatal de Investigación (AEI) y el Fondo Europeo de Desarrollo Regional (FEDER).

Transcripción

Transcripción

C'era una donna avea tre figlioli... Eh, eh, c'era anche questa, un me ne ricordavo... Avea uno secco, uno magro, uno grasso. E gli disse:

—O magro, spazza la casa.

—No, io un na spazzo, so' troppo secco.

—Grasso, spazzala te.

—Noe, so' troppo grasso.

—Secco, spazzala te.

—Noe, so' troppo secco e via, nissuno la volle spazzà.

'Ntanto scappa i' secco e dice:

—Ovvia, la spazzerò io.

Hm, si messe a spazzà la casa e ci trova un centesimino [...]

—Mamma, ho trovato un centesimino.

—Eh, lascialo fà, domani tu ci compri quarcheccosa.

Arriva la mattina:

—Che ci compro mamma?

—Hi, compraci icchè tu vòi, compraci le mele, compraci 'fichi secchi, compraci le mele, compraci icché tu vòi—.

—Sì, le noce, mi tocca buttà via i' guscio.

—Compraci le mele.

—Sì, mi tocca buttà via la buccia, hm, ci compro...

—Compraci 'fichi secchi... ha' visto prima c'erano...

—Massì, mi tocca buttà via i' picciòlo e allora dice ma dice questo ragazzo vor dì —dice— comprerò 'fichi.

Compra 'fichi e va alla finestra a mangialli. Mentre li mangiàa, gliene cascò uno di sotto, allora disse:

—Uh, mamma, me n'è cascate uno di sotto!

—Sì, lascialo fà, domattina —dice— ci nasce un fico!—.

La mattina dopo chesto ragazzo va a vedé.

—Mamma è bell'e nato.

—Eh, lascialo fà, domani vène bello.

La mattina dopo torna, la solita, hm, dice [la mamma]:

—Eh, domani ti fa' fichi, lascialo fà [...] e domattina era tutto pieno di fichi, fa:

—Mì, mamma, gli è pieno di fichi.

—Sì, domattina...lascialo fà, domattina li matura.

Si lèa la mattina e va a vedere: eran tutti maturi, questi fichi. Dice:

—Mamma so' bell'e maturi!

—Eh, va a mangialli gli disse.

Lui va a mangialli su i' fico, mentre era lì che mangiava 'fichi arriva i' mago, e gli disse a questo Picciolino:

—O [...] Fichino...Fichino, Picciolino, 'nzomma n'avea due di questi nomi, gliera su i' fico, allora gli dicea Fichino, dice Me lo dai, me lo butti un fichino?.

Picciolino subito:

—Noe, tu mi mangi e gliene [...] buttò uno, ma gli s'insudiciò tutto... era molle[1] e gli s'insudiciò.

—Sì, questo un no voglio, ne voglio un antro, ma propio colle tu mane, perché [se] tu me lo butti 'n tera mi s'insudicia, un no posso mangià.

—Noe, tu mi chiappi e allora dai, dai, glielo buttò e lo chiappò.

[Il mago] lo chiappò, lo mise dentro una balla, e lo porta a casa, pe mettelo n'i' solito posto 'n do'era andato quell'attri[2]. Eh, allora, [...] pe la strada si fermò, questo, questo mago, ci avea da... andette a fà de' bisogni, dice:

—Senti, Picciolino, ora ti metto qui e vo a fà 'mi bisogni, poi ritorno.

—Sì, va' vai, ma va' lontano —dice— perché sennò sento puzzo.

—Sì e va via.

Lu' quando un no sentìa più 'i disse:

—Qui?

—Va' più là ancora gli facea lu' dentro la ba...

—Qui? e allora lui sempre...

Poi un no sentìa più gli disse:

—Sì sì.

Mentre lui, allora, un no sentìa più, [Picciolino] gli avea un cortellino, questo qui, gli taglia la balla, l'empe[3] di sassi e se ne va, e ritorna su i' su' fico a mangià 'fichi. Questo qui, piglia questa balla, questo mago, va a casa dalla su' donna, no, dice:

—Oh io —dice— Picciolino quande arrìa a mettiselo addosso, era più peso di lui o come mai tu se' peso così, dianzi un tu un'eri?—.

Va a casa dalla su' moglie e disse:

—Maga, metti l'acqua ai' foco, ho chiappato Picciolino.

Hm e lei lesta a mètte l'acqua ai' foco, porta la balla là, cheddì, apre la balla, butta giù, sicché gli sfondò anche la cardaia: eran tutti 'sassi, e gli sfondò la cardaia, gli passò ogni cosa di sotto.

—Ma che ha' fatto? sicché la leticava[4] ma che ha' fatto, che ha' fatto?

Ma, ha' isto, me l'ha fatta —dice— l'ho messo —dice— 'n terra e so' andato a fà 'mi bisogni io, e lui se l'è data—.

E ritorna, ritornò là, allora, da lui, allora ritornò là [sotto il fico], colle belle belline[5] ne vorze un antro, e allora 'eddì, gnene dà un antro, glie ne dà un antro, 'nzomma, e allora te lo richiappa, e lo rimesse nella balla, e lo portò a casa.

—Eh, maga, metti l'acqua, questa vorta l'ho chiappato pe davvero hm, lei la mette l'acqua ai' foco, dice e mentre tu cosi l'acqua, tu prepari, poi 'e si mangia pe desinaHm, hm, gli disse, questo qui, ha'pito— Tu lo metti 'n cardaia, lo fa' bollire, quand'è cotto te tu lo prepari, io vo a 'nvità tutti 'parenti—.

Gli disse, eh, eh, e tanto feciano. Lo messe lì, lo messe, questo Picciolino, e questa qui [la maga] quande [l'acqua] bollìa:

—Via Picciolino —dice— cavati... cavati[6] 'carzoni.

—Cavatevi prima voi i' vestito!

—Cavati la giubba.

—Cavatevi prima voi la sottana—.

'Nzomma, cavati questa cosa, cavati questa... lei la si spogliàa e lui no, lei era bell'e tutta spogliata e lui era sempre vestito. [Picciolino] la prese, questo qui, bollìa l'acqua, e te la 'nfilò dentro, e messe lei, messe lei a tavola, 'pito, tutt'apparecchiato, tutto... con questa roba, con lei 'nzomma, che l'avea cotta, e l'avea messa [in tavola] come gli avea detto lui di mette lei. Piglia una scala e sarta su i' camino[7], poi piglia la scala e se la tira a sé. Intanto, doppo poìno, eccoti i' mago, no, e la chiama, chiama, un na sentìa, e co' su' parenti e tutto, bell'e tutto bell'apparecchiato, bell'e pronto, allora presano, loro, e bocia bocia, un na sentìano.

—Ma, sarà andata a piglià i' vino disse lui, 'se 'ndiamo, 'ntanto cominciamo a tavola disse.

Eh, cominciarono a andà tutt'a tavola, [ad un] tratto, dopo poìno che erano a mangiare, su i' camino sentì uno fa:

—Cuccù mèmmè, tu credevi di mangià me, l'ha' mangiata la tua mogliè.

—O questo o che è?.

E lui un'antra vorta gli rifece i' solito verso, allora [il mago] gli dette una boce[8]:

—O Picciolino, o Picciolino.

—Oh.

—O 'n do' siei?

—Quassù so'.

—O com'ha' fatto a andà costassù? era su i' camino, 'apito com'ha' fatto a andà costassù?

—Eh, ho preso una barca[9] di pentoli e su e su.

Questo qui piglia una barca di pentoli, cheddì, la fa la barca, arrìa a mezzo, e gli spacca 'gni cosa e casca 'n tera.

—Ma te l'ho a dì davvero che ho fatto? Ho preso una barca di piatti dice [Picciolino] e su e su—.

E questo qui piglia la barca di piatti, quand'arìa a mezzo: giù, gli casca ogni cosa.

—Oh, ora te lo dìo davvero, eh. Ho preso un po' di bicchieri, ho fatto una baracca, e....

E la solita, lui rispacca ogni cosa.

—Ma[10] che te l'ho ' dì davvero gli disse senti, [...] ho preso un fero e so' andato da i' fabbro, e mi se l'ho fatto arrovì, poi mi se l'ho fregato ai' sedere, i' gran forza d'i' coso —dice— e so' volato quassù.

Eh, e questo qui fa quello che gli disse, cheddì. Quande arìa a a fà questo qui, a metteselo ai' sedere, cheddì, che fece: morì! E cascò e morì. E sicché [Picciolino] rimase padron d'i' baccellaio.

 

¶ 

 

Versión en italiano estándar

C'era una donna che aveva tre figli. Uno secco, uno magro e uno grasso.

—O magro spazza la cucina gli disse.

—No, io non la spazzo, son troppo magro.

—Grasso, spazzala tu.

—No, sono troppo grasso.

—Secco, spazzala tu.

—No, son troppo secco E così via, nessuno volle spazzare.

Poi si fece avanti il Secco e dice:

—Ovvia, la spazzerò io—.

Si mise a spazzare, e trovò una monetina da un centesimo.

—Mamma, ho trovato un centesimo.

—Eh, conservalo, domani ci comprerai qualcosa.

Il giorno dopo:

—Cosa ci posso comprare, mamma?

—Compraci quello che vuoi, delle mele, dei fichi secchi, delle noci, quello che ti pare.

—Ma se compro le noci mi tocca buttar via il buscio.

—Compraci delle mele.

—Mi tocca buttar via la buccia, hm, ci comprerò...

—Compraci i fichi secchi.

—Mcché, mi tocca buttar via il picciolo, però... vuol dire che comprerò i fichi.

Compra i fichi e si mette alla finestra, a mangiarli. Mentre mangiava i fichi, glie ne cadde uno di sotto, e lui disse:

—Uh, mamma, me n'è cascato uno di sotto!

—Sì, lascialo fare, domattina ci nasce un fico.

La mattina dopo questo ragazzo va a vedere:

—Mamma, è già nato.

—Lascialo stare, domani diventa grande.

Lui ritorna, la mattina dopo, e lo ridice alla mamma.

—Lascialo stare, domani ti farà i fich L'indomani era tutto pieno di fichi.

—Sì, mamma, è pieno di fichi.

—Lasciali stare, domattina saranno maturi—.

Lui si alza, l'indomani e va a vedere: erano tutti maturi, questi fichi.

—Mamma sono già maturi.

—Vai a mangiarli gli disse lei.

Lui va sul fico, a mangiarli, mentre era lì che mangiava i fichi arriva il mago, e disse a Picciolino:

—O Picciolino, me lo dai un fichino?—.

Picciolino pronto: —No, sennò mi mangi.

Gliene tirò uno, ma cadde in terra, e siccome era bagnato, si sporcò tutto.

—Ma questo non lo voglio, ne voglio un altro, ma dammelo proprio con le tue mani, se lo butti in terra misi insudicia e non lo posso mangiare.

—No, sennò mi chiappi, e dai dai, glielo dette, e il mago lo chiappò.

Lo chiappò e lo mise dentro un sacco, e fa per portarlo a casa, dove aveva messo anche altri bambini. Ma per la strada questo mago senti che doveva fare i suoi bisogni, e si fermò.

—Senti Picciolino, ora ti poso qui e vado a fare i miei bisogni, poi ritorno.

—Sì, vai, ma vai lontano, perché sennò sento puzzo.

—Sì e il mago si allontana.

—Va bene qui?

—Vai più lontano ancora gli diceva Picciolino da dentro il sacco.

—Qui? Ormai Picciolino quasi non lo sentiva più, e gli disse

—Sì, sì.

E allora Picciolino, che aveva sempre un coltellino con sé, taglia il sacco, esce, lo riempie di sassi e se ne va, e torna sopra il suo fico a mangiare i fichi. Questo magi riprende il suo sacco, e va a casa dalla sua donna. Quando se lo ebbe rimesso sulle spalle, il sacco era più peso di lui:

—Oh, hio, Picciolino, ma come mai sei così peso, più peso di prima?—.

Arriva incasa, dalla moglie e disse:

—Maga, metti l'acqua sul fuoco, ho preso Picciolino.

E lei svelta, subito a mettere l'acqua sul fuoco. Lui avvicina il sacco alla caldaia, lo apre, e butta giù il contenuto: sicché i sassi gli sfondarono la caldaia, passarono tutti di sotto, dalla caldaia sfondata. E la maga lo rimproverava:

—Ma che hai fatto?, che hai fatto, che hai fatto?

—Mah, hai visto: me l'ha fatta. Io l'ho posato in terra e sono andatoa fare i miei bisogni, e lui è scappato—.

E ritorna, ritornò là, da Picciolino, sotto il fico, e con le belle maniere volle un altro fico. E allora, che dici, Picciolino glie ne dà un altro, gliene dà un altro, e il mago lo riprende, lo rimette nel sacco, e lo porta a casa.

—Maga, metti l'acqua sul fuoco, stavolta l'ho preso davvero.

E lei mette l'acqua a bollire.

—Preparalo, lo mangiamo oggi a pranzo. Stai attenta all'acqua, quando bolle metti Picciolino dentro la caldaia, e lo fai bollire. Quando è cotto lo prepari. Io intanto vado ad invitare tutti i nostri parenti.

Le disse il mago. E così fecero. La maga tenne Picciolino lì con sé, e poi, quando l'acqua cominciò a bollire:

—Via, Picciolino, levati i calzoni.

—Prima levatevi il vestito voi.

—Levati la giacca.

—Levatevi prima voi la sottana.

E insomma, levati questo levati quello, lei si spogliava e Picciolino no, lei era quasi tutta spogliata e lui era sempre vestito. L'acqua bolliva e Picciolino la prese, la infilò nell'acqua, e una volta cotta, sistemo lei sulla tavola, come il mago le aveva ordinato di fare. Prende una scala, sale per la cappa del camino, e poi ritira su la scala. Dopo un po' ecco il mago. Chiama la maga, chiama la maga, e non aveva risposta. C'erano tutti i suoi parenti, tutto era apparecchiato, tutti la chiamano, ma nessuno sentiva risposta.

—Mah, sarà andata a prendere il vino. Nel frattempo cominciamo a sederci a tavola—.

Si misero a tavola, e dopo un po' che mangiavano, il mago senti qualcuno fare, dal camino:

—Cuccù memmè, credevi di mangiar me, e invece mangi la tua mogliè.

—O questo che cos'è?.

E lui gli ricanta lo stesso verso. Allora il mago gli gridò:

—O Picciolino, o Picciolino.

—Oh.

—O dove sei?

—Sono quassù.

—Ma come hai fatti ad andare fino lassù?

—Ho fatto un monte con le pentole, e su su.

Il mago prende un mucchio di pentole, ne fa un monte, e quando è a mezzo, si rompe tutto e cade in terra.

—Ma devo dirtelo veramente come ho fatto? Ho fatto un monte di piatti, e su e su.

E il mago fa un monte con i piatti, ma quando è a metà strada: giù, gli ricade tutto.

—Ora te lo dico davvero: ho preso un po' di bicchieri, ne ho fatto una baracca e...—.

E succede la stessa cosa, il mago rompe tutto.

—Ma ora te lo dico davvero: ho preso un ferro, sono andato dal fabbro e l'ho fatto arroventare, poi me lo sono sfregato al sedere, e per la gran forza sono volato quassù—.

E questo mago fa quallo che Picciolino gli disse. Quando giunse a metterselo al sedere, cosa mai sarà successo: morì, cascò e morì. E così Picciolino restò padrone di tutto.

 

 

[1] Bagnato in terra.

[2] Dina sembra alludere o all'abitudine del mago di mangiare i bambini. E' un insolito rimando ad un dato extra-testuale, ma interno ad una sorta di 'memoria' fiabistica' che la narratrice dà per condivisa dal suo interlocutore.

[3] Riempie.

[4] Rimproverava, brontolava.

[5] Con le sue finte buone maniere.

[6] Togliti.

[7] Si arrampica dentro il camino, fino al comignolo.

[8] “Lo chiamò con un urlo...”.

[9] Un monte, un mucchio di pentole.

[10] “Ma ora te lo dico davvero: ho preso un ferro, sono andato dal fabbro e l'ho fatto arroventare, poi me lo sono sfregato al sedere, e per la gran forza sono volato quassù”. E questo mago fa quallo che Picciolino gli disse. Quando giunse a metterselo al sedere, cosa mai sarà successo: morì, cascò e morì. E così Picciolino restò padrone di tutto.

Resumen de ATU 327C

The Devil (Witch) Carries the Hero Home in a Sack. A witch (ogre) entices a boy (conceived by magic, Thumbling) into her bag and carries him away (from his home). By deceiving the witch (putting stones, thorns, mud, etc. in his place), the boy is able to escape twice from the bag. The third time, the witch carries him to her home. He is to be killed by the witch's daughter. The boy tricks the daughter (by making her show him how he should prepare to be killed [G526]), throws her into a pot (burns her in the oven), and serves her as a meal to her family [G61]. He taunts the witch, kills her, and returns home (sometimes with the witch's treasure). (Uther, 2004: I, 214).

[El demonio (bruja) lleva al héroe a casa en un saco. Una bruja (ogro) atrae a un niño (concebido por arte de magia, Pulgarcito) a su bolsa y se lo lleva (de su casa). Engañando a la bruja (poniendo en su lugar piedras, espinas, barro, etc.), el niño es capaz de escapar dos veces de la bolsa. La tercera vez, la bruja se lo lleva hasta su casa. Iba a ser asesinado por la hija de la bruja. El niño engaña a la hija (al hacer que ella le muestre cómo debe prepararse para ser asesinado [G526]), la empuja a una cacerola (la quema en el horno), y la sirve como como comida para la familia de ella [G61]. Se mofa de la bruja, la mata y vuelve a casa (a veces, con el tesoro de la bruja). (Traducción de Laura Moreno Gámez)]